Care Colleghe, Cari Colleghi
il 2021 si chiude purtroppo con un quadro di riferimento che la nuova ondata di contagi innescata dalla variante Omicron rende ancora molto volatile, destando preoccupazione.
La pandemia globale non è ancora finita, ma le vaccinazioni hanno contribuito a riportare una certa normalità nel quotidiano e a innestare una ripresa economica superiore a quelle registrate negli altri paesi, che auspichiamo possa proseguire.
La risalita del Pil italiano nel 2021 è stata, infatti, più forte delle attese: +6,1% nel 2021, 2 punti in più rispetto alle stime di aprile, seguito dalla previsione di un ulteriore +4,1% nel 2022 anche grazie all’efficacia e capillarità delle vaccinazioni in Italia, che ci ha reso un benchmark per gli altri paesi, un esempio da seguire.
L’attuale rischio di brusco aumento dell’inflazione in numerosi paesi non può essere sottovalutato – benché gli esperti continuino a sostenere che si tratta di un fenomeno transitorio che dovrebbe rientrare nel corso del 2022 a livelli di normalità – perché, da un lato, rischia di rallentare la ripresa in atto e, dall’altro, riaccende il dibattito attorno alla necessità di rinverdire gli aiuti economici, tanto di natura fiscale quanto di natura monetaria, messi in capo per contrastare la crisi ma che aggraverebbero ulteriormente la sostenibilità debitoria del paese già molto critica.
In questo contesto in uno dei frangenti più tragici della storia recente, con l’insorgere dell’emergenza pandemica nel 2020, il nostro Paese si è mostrato sofferente, ma mai sconfitto, diventando oggi un modello in Europa anche grazie all’avvento del governo di Mario Draghi nel febbraio scorso che ha permesso all’Italia di ritrovare una posizione di indubbio rispetto e credibilità nello scenario internazionale.
L’estate del 2021 poi ci ha consentito di vivere momenti di grande orgoglio nazionale vincendo gli Europei di calcio, le medaglie più preziose delle Olimpiadi di Tokyo, gli Europei maschili e femminili di pallavolo, restituendo quel sentimento di unità nazionale che dovrebbe appartenerci sempre e non solo in questi frangenti.
Nonostante le attese per il 2022 siano, dunque, generalmente positive, persistono vari fattori di incertezza per i quali non si può ancora determinare quale sarà l’evoluzione della pandemia e delle sue varianti nei prossimi mesi perché ancora più di un terzo della popolazione mondiale non è vaccinata.
Stessa incertezza sul fronte politico interno perché l’Italia si appresta a vivere un grande dilemma legato alla corsa al Quirinale con il rischio di far piombare il Paese nell’instabilità politica proprio mentre il governo intraprende ambiziose riforme strutturali e un piano di investimenti sostenuto da oltre 200 miliardi di euro di fondi Ue.
In questo contesto ancora delicatissimo, su cui ci sarebbe molto da dire, occorre ragionare sulla nostra missione. Federmanager, diversamente dalla gran parte delle organizzazioni di rappresentanza, si sta comportando in modo meritorio. Lo dimostrano la tenuta sostanziale dei numeri dei nostri iscritti, il livello di soddisfazione espresso dai colleghi verso i servizi e le tutele degli enti del sistema, il grande riscontro istituzionale e mediatico che ha seguito le nostre più recenti iniziative di posizionamento pubblico. È un fatto che, all’esterno, la nostra reputazione sia solida e accresciuta. Ed è un fatto che, nonostante il contesto, stiamo dando esempio di buona rappresentanza, sui territori come a livello centrale.
Il programma triennale, presentato nel corso della Assemblea nazionale in novembre, un evento che noi manager industriali abbiamo vissuto come simbolo di rinascita, è dedicato a creare le condizioni per guardare oltre, ponendo i presupposti per il futuro, per consegnare una Federmanager più forte, in grado di porsi in modo vincente in tutti i consessi, istituzionali, industriali, di rappresentanza, nazionali, europei e internazionali, con tutte le carte in regola per affrontare il nuovo che verrà, perché sarà solida finanziariamente, predittiva negli interventi, rifiorita nei numeri e nella qualità delle persone che unisce, un punto di riferimento per la crescita del Paese.
In questo esercizio di reazione e previsione dobbiamo interrogarci sul reale contributo che i manager possono dare per spingere la ripresa del Paese e realizzare gli ambiziosi obiettivi definiti d’intesa con l’Unione europea.
Dobbiamo affrontare battaglie impegnative su capitoli fondamentali quali l’energia e la digitalizzazione, dobbiamo spingere sulle riforme che il Paese attende invano da almeno 30 anni, dobbiamo cogliere l’irrepetibile opportunità di sviluppo che ci viene offerta dall’attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza.
Per questo intensificheremo il dialogo con i principali attori istituzionali nel solco del “Patto per l’Italia”, delineato dal Premier Draghi, per far si che i manager siano protagonisti dei tavoli tecnici che avranno il compito di attuare gli obiettivi definiti dal Pnrr nella scia delle tre direttrici delineate: la trasformazione del digitale del Paese, la transizione ecologica del sistema produttivo e il rilancio del Mezzogiorno. Al momento, infatti, la nostra più grande preoccupazione è che le risorse messe a disposizione del Piano siano spese bene e nei tempi previsti e che si vada avanti spediti sulle riforme.
Dobbiamo alzare la voce sulle tematiche che più ci riguardano: politica industriale, innovazione, sostenibilità d’impresa, fisco e pensioni. Per noi è fondamentale che non venga colpita la categoria che rappresentiamo sia in termini di fiscalità che in termini di prospettive pensionistiche e di welfare. I nostri indubbi successi negli anni scorsi non debbono, infatti, farci abbassare la guardia; siamo di fronte ad una situazione estremamente fluida che va gestita con intelligenza e visione politica ma dobbiamo evitare che le nostre pensioni siano considerate un bancomat per i bisogni collettivi e finalmente vengano adeguatamente rivalutate.
Dobbiamo intensificare le relazioni industriali, a partire da Confindustria e Confapi,
attraverso il dialogo franco e l’idea condivisa di poterci rafforzare insieme per coniugare in modo virtuoso ed equilibrato le aspettative dei manager e le necessità delle imprese.
Stiamo attraversando una fase di transizione dominata dalla complessità e dall’incertezza. Le variabili da analizzare sono certamente tante, come in ogni fase epocale di ripartenza. Tre sono, a nostro modo di vedere, gli aspetti su cui oggi si gioca la competitività delle imprese: la digitalizzazione, che deve essere attuata sul piano strategico ancor prima che tecnologico, l’attenzione alla sostenibilità, per la quale i processi stessi di digitalizzazione sono fondamentali, e l’evoluzione del lavoro, dallo smart working a nuove forme di agile management. Senza dimenticare l’accesso ai mercati internazionali. Ecco perché la federazione è in campo per certificare le competenze di innovation manager, manager per la sostenibilità, digital export manager, temporary manager e manager di rete, pronta ad allargare il perimetro a diverse altre professionalità che oggi servono davvero.
Con questi presupposti, alla luce di una nuova cultura dell’impresa e del management, siamo chiamati a fare di più. Occorrerà essere pronti e a trattare con coraggio sugli istituti contrattuali che intendiamo rafforzare e introducendone di nuovi.
Dobbiamo chiederci: chi è il manager che rappresentiamo? In cosa lo dobbiamo tutelare meglio? E in cos’altro lo possiamo invece valorizzare? Quali strumenti, quali leve? Tutto questo con lo sguardo sempre spalancato su ciò che ci circonda e accade intorno a noi alla luce di tempi ed esigenze future, sapendo che da esso dipenderà anche la possibilità di aumentare il numero dei nostri iscritti.
Dal canto nostro, come organizzazione di rappresentanza, abbiamo il compito di farci sentire vicini ai nostri iscritti certi di poter fornire le adeguate risposte che nascono da bisogni emergenti, rafforzando gli enti e le società del sistema così come potenziando i servizi di assistenza e consulenza.
Ci riferiamo innanzitutto ai nostri Fondi e società che si occupano di assistenza sanitaria integrativa. Fasi, Assidai e Iws Spa da tempo lavorano in sinergia per migliorare le coperture sanitarie, salvaguardando il valore della mutualità intergenerazionale, introducendo nuovi pacchetti di prevenzione sanitaria a tutela degli iscritti e delle loro famiglie, nonché procedure semplificate per svolgere gli adempimenti amministrativi. Sappiamo che le politiche di welfare sono state messe a dura prova dalla pandemia. Ciò ha reso sempre più evidente il valore della sanità integrativa. E’ essenziale ripensare alla relazione tra welfare pubblico e welfare aziendale, sostenendo, come sosteniamo, la necessità che per il bene salute convergano in modo integrato le risorse di Stato e private.
Praesidium Spa, broker assicurativo di riferimento del sistema di rappresentanza della dirigenza industriale Federmanager, può vantarsi di aver contribuito con la propria rete di welfare manager, formati e competenti in soluzioni di tutele sanitarie e professionali, a diffondere presso le aziende la cultura del welfare aziendale di origine contrattuale nell’esclusivo interesse della categoria.
Nel campo della previdenza Previndai e Previndapi chiudono i loro conti in sicurezza e con rendimenti eccellenti. Deve essere riconosciuto ai fondi pensionistici il loro importante ruolo di investitori istituzionali. Essi sono una opportunità per il Paese, devono essere considerati un riferimento che favorisca la sinergia tra pubblico e privato, ma occorre elevare i limiti di deducibilità fiscale della contribuzione versata fermi da troppo tempo.
Per rafforzare le competenze, proprio ora che siamo chiamati a un forte impegno: sia Fondirigenti, sia Fondazione Idi e Fondo Dirigenti Pmi dovranno operare per aumentare l’offerta formativa sempre più di qualità e ci piacerebbe che la cooperazione tra sistema pubblico e privato segnasse finalmente il riconoscimento della funzione svolta dai fondi interprofessionali di formazione continua.
Federmanager Academy sta crescendo in termini reputazionali realizzando offerte formative di elevata qualità e webinar su temi attualissimi, come agile management, smart working, diversity and inclusion e continuerà ad arricchire i percorsi formativi dei percorsi di certificazione delle competenze manageriali “BeManager”.
Le politiche attive saranno al centro di progetti di più ampio respiro di 4.Manager, riconoscendo l’urgenza di rispondere alla crisi economica che sta impattando sulle imprese e sulla dirigenza, per svolgere un ruolo da protagonista sulla nuova cultura per l’impresa e sulle politiche attive che possano favorire lo sviluppo delle Pmi.
Sul fronte delle Pmi che orbitano nell’area di Confapi, le politiche attive sono state affidate dal contratto collettivo a Pmi Welfare manager, così come Cdi manager si occupa di diffondere le nuove forme di managerialità delle imprese, promuovendo la figura del temporary manager o figure professionali innovative come quella del digital CFO.
Infine, ma non da ultimo, la nostra onlus Vises, che continua a promuovere progetti di solidarietà mettendo a disposizione dei più bisognosi il contributo e la partecipazione volontaria dei manager e la società Selda che, occupandosi di soluzioni nell’ambito dell’Information Technology e della Comunicazione Integrata, ci sta permettendo di rispondere ai nuovi fabbisogni emergenti con soluzioni innovative.
Un patrimonio enorme di competenze e di strumenti di cui disponiamo e che dobbiamo valorizzare al meglio in una visione di sistema.
Inoltre, tutte le attività di consulenza contrattuale, previdenziale, legale, prestate anche per il tramite delle nostre 55 sedi territoriali, saranno quindi rinforzate, in qualità e quantità di servizio.
Senza dimenticare, da ultimo, che governeremo questa complessità utilizzando modalità di comunicazione, lavoro e collaborazione, sempre più innovative sfruttando le migliori tecnologie per migliorare il contatto ed il servizio con i nostri iscritti.
Se questo 2022 sarà un anno decisivo per la ripresa non lo sappiamo, ma che stiamo andando verso una rivoluzione, innescata e accelerata dalla pandemia, ormai non è più un mistero. E se la rivoluzione costituirà una ripartenza e uno slancio verso la crescita, dipende sì dagli organi di governo, ma anche dall’atteggiamento che tutti noi dimostreremo verso questa sfida. Una sfida che non possiamo permetterci di perdere.
E’ tempo di pensare e costruire un presente ed un futuro all’altezza delle nostre aspettative.
Con il clima di costante preoccupazione generato dalla pandemia non sarà facile riconquistare in breve tempo una piena “normalità”, ma ritrovare serenità e gioia lo dobbiamo a noi stessi, ai nostri cari e alla vita che comunque continua nel suo scorrere.
Quindi buon Natale e felice anno nuovo alle Vostre famiglie e a Voi, che ogni giorno siete con noi e contribuite a fare grande la nostra Federazione.
Stefano Cuzzilla